Riscrittura

“Dovremmo fare più spesso serate così!” disse Lina abbracciandosi le gambe rannicchiata sulla sedia della cucina, mentre beveva l’ultimo sorso del suo vino.

“Adelì, Luca dovrebbe fare più viaggi, ma così tu impazziresti a gestire i gemelli da sola” rispose Sandra alzandosi dallo sgabello sul terrazzino, spegnendo la sigaretta.

Lina fissò il soffitto meditando. Un ricciolo nero che si era appena scostata dagli occhi ricadde, tornando al posto in cui si trovava prima: “mi conosci meglio di quanto non mi conosca io stessa. A volte mi fai paura!”

“Io mi limito a dirti quello che vedo nella tua anima, senza le mille storie che tu ci costruisci sopra.”

I piedi per terra erano uno dei tratti che differenziavano profondamente le due donne, ma su cui era altrettanto profondamente basata la loro lunga amicizia: una era un’ancora grigia, affidabile e concreta, l’altra un palloncino rosso che giocava con il vento. Ma da 20 anni un nodo indissolubile le teneva legate permettendo a entrambe qualche vitale escursione nel mondo dell’altra.

Mentre Sandra riponeva i piatti della cena nel lavello, Lina, come ogni sera, preparò meticolosamente la tavola per la colazione del giorno dopo: la tazza verde e quella gialla, i tovaglioli sui piattini piegati in maniera ordinata con gli angoli a sinistra, il cucchiaino a destra. Tre fette biscottate per Roby, quattro biscotti per Leo. La marmellata di fragole, il bricco per il latte. Ogni cosa aveva il suo posto preciso, ogni giorno uguale.

 

Mentre si stavano accomodando sul divano per godersi, per l’ennesima volta, la chiusura della seconda serie di “Sex and the city” - la quinta puntata della loro maratona di quella sera - Sandra, con lo sguardo fisso allo schermo ancora spento, di punto in bianco disse: “Mi sono innamorata”.

Lina rimase con il pollice alzato sul pulsante di Netflix, in una momentanea sospensione del tempo.

“Innamorata” – pensò. Sapeva che Sandra non avrebbe parlato con leggerezza di questo argomento, e che la scelta di una parola così specifica aveva un significato importante.

Per un momento la memoria le tornò a 12 anni prima. Ripensò allo shock e al dolore sui loro  volti pietrificati, ricordò le lacrime silenziose che ancora adesso, in certe giornate, tornavano a inumidire i loro occhi.

“Innamorata”.

Sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa, o almeno reagire, ma non era sicura di capire i propri sentimenti.

Quel che era successo a Roberto aveva fatto precipitare ad un livello zero la vita di Sandra, che aveva portato per anni un lutto interiore, un’aura scura quasi tangibile per chi le stava intorno. Un macigno che l’aveva trasformata nella donna concreta che era, con priorità ben precise: un lavoro per mantenere i figli e se stessa.

Con grande pazienza e calma era riuscita a superare i periodi di dolore più forti, lo sconforto e la paura. E Lina era sempre stata al suo fianco, anche nei momenti più bui, aiutandola come poteva. La loro già solida amicizia si era rafforzata, e anche Luca aveva compreso e accolto il rapporto di profonda simbiosi che esisteva fra le due.

“Innamorata”, rimbombò ancora una volta nella testa di Lina.

“Chissà da quanto lo conosce, da quanto si frequentano. E lui chi sarà?” Non le aveva mai detto nulla, né un accenno, né un comportamento strano.

Si rese conto che Sandra era ancora seduta immobile lì accanto, in attesa di una sua reazione.

“Chi è? - si decise a chiedere a mezza voce - E come è entrato nella tua vita?”. Voleva essere garbatamente curiosa, ma si accorse che le domande avevano assunto un tono inquisitorio mentre le stavano uscendo di bocca.

Sandra abbassò lo sguardo; pareva volesse farsi piccola piccola, e la smorfia sul suo viso dichiarava apertamente che si era già pentita della rivelazione appena fatta.

“Si chiama Martino. L’ho conosciuto al circolo. Ha 50 anni e lavora in Comune”. Aveva parlato misurando le parole, misurando l’enfasi, misurando le informazioni, mentre Lina la ascoltava in silenzio, guardandola di sbieco mentre si rosicchiava le unghie.

La verità era che non si sentiva pronta a condividere Sandra con qualcuno. Sandra era il suo punto fermo prima che arrivassero i gemelli, e ancora prima che Luca entrasse nella sua vita. Era quel che restava della sua famiglia, dopo la morte del fratello prima, e dei genitori qualche anno dopo. Sincera, leale, sempre con lei e per lei. Ora – si disse Lina - sarebbe rimasta sola. Era gelosa e impaurita; sentiva di aver bisogno di tempo per metabolizzare, cercare una via di scampo per trattenere l’amica accanto a sé.

Iniziò a respirare un po’ a fatica, e allungò la mano cercando il bicchiere di vino che si era versata poco prima. Vuoto.

“Prendo il vino” disse, alzandosi per andare in cucina.

Passando in corridoio lo sguardo le cadde su una foto del matrimonio di Sandra e Roberto. Era sempre stata lì, ma solo in quel momento si soffermò ad osservarla. Sandra appariva diversa, e non era solo per i 20 anni che, inesorabilmente, avevano segnato il trascorrere del tempo sui loro volti.

Lina scrutò l’amica sul divano: mentre armeggiava con il cellulare scrivendo un messaggio, nonostante l’espressione cupa, la sua impenetrabile aura scura sembrava essersi lievemente diradata.

Nel voltarsi Lina rovesciò la fotografia, e subito la raddrizzò, passando un paio di volte il pollice sulla minuscola crepa che l’urto aveva provocato sul vetro, quasi a volerla cancellare.

Poi cambiò senso, e si diresse in dispensa per cercare quella bottiglia che aveva conservato per un’occasione speciale.