Dialogo

“Sono di nuovo io!” disse Lorena a gran voce, riprendo la porta di casa che aveva appena chiuso.

“Non trovo il cellulare: lo fai squillare?”

“Possibile che lasci sempre tutto in giro?” disse Marcello mentre apriva i Contatti preferiti sul suo smartphone per chiamare la moglie.

“Mi stai chiamando? Perdo l’autobus!”.

“Certo che ti sto chiamando, ma al solito avrai lasciato il telefono silenzioso! Così è più facile perderlo…”

“Anziché perdere tempo in commenti inutili, che, lo sappiamo già, ti riescono particolarmente bene, aiutami a cercarlo! Senti se vibra da qualche parte.” rispose Lorena, mentre girava freneticamente di stanza in stanza, aprendo e chiudendo le porte con l’orecchio teso.

“No, non lo sento. Hai perso l’autobus: sta passando ora!” disse Macello. “Prendi tu la macchina, io posso andare in bici”.

“No, chiamo e avviso che arrivo tardi”. E aggiunse, borbottando “Non ho voglia anche oggi di sentirmi rinfacciare per tutto il giorno che io sono un casino e tu il mio eroico salvatore…”
“Cosa hai detto?” chiese Marcello dalla stanza dei ragazzi.

“Niente”

“Il telefono l’hai trovato?”

“Macché! Prova a richiamare… Lo sento! Eccolo!”

“Dov’era?”

“In borsa… in una tasca laterale”

“Ah, ecco… non cambi mai!”

“Voleva essere un complimento, vero?”

I due si trovarono, per la prima volta quella mattina, uno di fronte all’altra in salotto.

“Dai, ti do un passaggio, così non devi avvisare. So che detesti fare tardi” disse Marcello abbozzando un sorriso mentre la guardava: il telefono nella mano destra, i capelli un po’ scombinati, il soprabito appoggiato sopra la valigetta da lavoro. Aveva quell’aria un po’ imbronciata e un po’ tesa che assumeva sempre quando qualche contrattempo le impediva di portare a termine i suoi piani così come li aveva immaginati, e che in lui aveva sempre provocato un senso di tenerezza e protezione.

“Mi basta che mi porti alla fermata di Piazza Venezia” rispose lei distogliendo lo sguardo “l’autobus fa un giro più lungo, e se usciamo subito riesco a prenderlo li”.

E, mentre si girava verso la porta, pensò di aggiungere “Grazie”, ma la parola le rimase bloccata in gola.